La conseguenza è evidente dai numeri: si è passati dai 10 milioni di prodotti confiscati nel 2008 agli 1,5 milioni confiscati lo scorso anno. Con la mia proposta di legge chiedo che la fallace indicazione ritorni ad essere un reato penale. Inoltre l’imprenditore che importa prodotti realizzati in altri Paesi deve fornire una dichiarazione con cui si impegna ad assicurare, in fase di commercializzazione, una completa e corretta informazione sul luogo di produzione delle merci.
Una proposta di legge per ridurre la contraffazione e difendere il vero “made in Italy”. Se fino al 2009 l’uso di segni e figure che inducevano il consumatore a credere che un prodotto fosse di origine italiana era considerato reato penale, con la finanziaria introdotta da Berlusconi la fallace indicazione è diventata un illecito amministrativo.
Cosa significa? Che chi introduce in Italia merce contraffatta se la cava con una multa di 10mila e 250 euro e non viene sottoposto a controlli, perché la confisca di eventuali prodotti falsi non avviene alla dogana ma durante la commercializzazione, quando cioè la merce già si trova sugli scaffali dei negozi. Questa modifica alla norma ha rappresentato insomma uno stimolo alla delocalizzazione dei grandi marchi che producono all’estero, poi portano i prodotti qui dove fanno una piccola lavorazione giustificando così l’etichetta “Made in Italy”.