Ciao
sono Mattia Fantinati, deputato del Movimento 5 Stelle, ingegnere di Verona ma ancor prima cittadino italiano. Scrivo questa lettera aperta perché in questi giorni vivo un mondo di emozioni che vorrei condividere con tutti gli italiani. Da anni (ormai sembra da sempre) in Italia parliamo delle solite cose: mafia, corruzione, casta, grandi evasori e tanto altro. A volte mi chiedo come siamo arrivati a tutto questo? Come siamo potuti scivolare in questo baratro? Un Paese come il nostro, con il numero più alto di siti UNESCO al mondo, leader delle tavole con il maggior numero di riconoscimenti DOP, IGP e STG conferiti dall’UE, primi produttori di vino al mondo, con l’Università più antica del mondo occidentale ancora in funzione.
Oggi siamo ridotti ad un cumulo di macerie, collezioniamo record disastrosi : debito pubblico, politici inquisiti, disoccupazione giovanile. Grandi opere mai fatte e tanto volute a discapito di piccole grandi opere come il trasporto pubblico locale. Aumento spaventoso di persone che vivono sotto la soglia di povertà, sistema pensionistico al collasso, scuole che crollano a pezzi e migliaia di PMI fallite.
Come è stato possibile?
E’ stato possibile perché abbiamo lasciato che tutto andasse in questa direzione. La classe dirigente ha fatto del nostro silenzio il proprio consenso. Abbiamo detto si a tutto. Alle loro riforme, ai loro decreti, ai loro accordi sotto banco.
Ma oggi vivo un’Italia diversa. Un’Italia dove si sta risvegliando il sentimento di partecipazione, di democrazia. L’Italia che incontri nei treni pendolari, fatta di persone che preparano al PC una presentazione aziendale, di ragazzi che si impegnano a studiare libroni acquistati grazie allo sforzo dei propri genitori. Un Paese di piccoli grandi eroi. Una Nazione di menti illuminate che innovano nel campo delle scienze, della medicina, dell’ingegneria, dell’informatica. Questa Italia ha le idee ben chiare e sa bene qual è la differenza tra cambiare e migliorare. Gente che incontro nelle piazze durante il nostro #treNOtour , e negli occhi dei pensionati come delle giovani mamme trovo la forza di capire che non sono solo, non siamo soli. Questo Paese sa benissimo che dire sempre si è diseducativo e si cresce in un processo di rafforzamento anche grazie a dei NO. Questo Paese sa che partecipare è difficile ma solo facendolo migliorerà. Questo è il mio Paese, risvegliato dal torpore e dalla pigrizia, più povero ma mai miserabile.
Questo Paese non chinerà il capo per l’ennesimo “si signore”, questa è la mia Italia, quella che il 4 dicembre dirà NO per riprendere in mano le sorti del proprio destino, per partecipare, per non accontentarsi di inutili cambiamenti ma per migliorare, puntare in alto, a riveder le stelle.